assicurazione sulla vita quanto si prende

Le assicurazioni sulla vita rappresentano dei dispositivi di protezione per se stessi e i propri cari che una persona può adottare per aggiungere un qualche grado di sicurezza economica al proprio futuro.

Spesso sono identificate anche come una forma di risparmio, in quanto al momento della stipula del contratto fra cliente e agenzia assicuratrice, è ovviamente presente la possibilità di riscuotere la cifra accantonata al raggiungimento di una certa data.

Un risparmiatore si impegna, per un numero di mesi concordato, a versare un certo premio alla assicurazione scelta che a sua volta ha l’incombenza di investire queste somme di denaro per garantirgli un certo capitale a scadenza, oltre a prevedere le coperture in caso di decesso o sopraggiunta invalidità (questo dipende dalle condizioni contrattuali).

In realtà non bisogna mai perdere di vista che lo scopo dell’assicurazione sulla vita è, al pari di qualsiasi altra assicurazione, quello di garantirci un certo grado di sicurezza nel fronteggiare eventi avversi.

Pertanto, decidere di sottoscrivere un’assicurazione sulla vita comporta dei costi.

Questi costi potrebbero essere recuperati grazie ai risultati dell’investimento della compagnia assicurativa in toto o parzialmente, oppure essere dovuti integralmente al momento della riscossione del capitale accantonato.

Queste precisazioni sono necessarie perché spesso, specialmente se si usano nella presentazione del prodotto assicurativo formule del tipo “a capitale garantito”, si incorre nel misunderstanding che quello che si sta acquistando assomiglia tanto a un salvadanaio che al minimo, rompendolo, ci restituirà quanto depositato.

Non è così, il minimo è rappresentato dalla somma dei versamenti effettuati meno una serie di costi che vengono dichiarati al momento del contratto.

È possibile ritrovarsi con un certo “interesse” maturato a scadenza ma si tratterà di un risultato finale, ovvero ciò che resta dalla gestione positiva dei nostri risparmi da parte dell’assicurazione cui siano stati già detratti i costi previsti.

Premio lordo, premio di tariffa, premio netto (o puro)

Chiariamo che ciò che l’assicurato paga si chiama premio lordo e il primo prelievo che viene fatto su di esso è quello relativo alla tassazione, da questo passaggio si ottiene il cosiddetto premio di tariffa.

Al premio di tariffa si applicano tutti i costi determinati dalla compagnia assicurativa e la quota residua è il premio netto, o puro, che dal tuo punto di vista è l’effettiva cifra che costituisce l’investimento mentre per l’assicurazione determina il capitale da accantonare immediatamente a garanzia della polizza sottoscritta.

Caricamenti

Vediamo nel seguito dell’articolo quali sono gli oneri da sostenere per chi attiva una polizza vita, che nel gergo assicurativo vengono chiamati caricamenti e si esprimono in termini di percentuale del premio.

I caricamenti imposti al premio di tariffa coprono costi di tre tipi:

  • gestionali e amministrativi, legati al funzionamento “logistico” della compagnia;
  • di rischio, calcolati dall’assicurazione in base a tabelle statistiche per far fronte ai rimborsi anticipati;
  • di remunerazione del capitale, che costituiscono il guadagno vero e proprio della compagnia.

La variabilità di tali caricamenti ha molte ragioni, tra le quali le principali sono l’età dell’assicurato al momento della sottoscrizione della polizza, l’importo del premio versato e la durata prevista per il piano di accantonamento: una persona che intende iniziare un contratto di questo tipo può giocare sugli ultimi due fattori (aumentando il premio e riducendo la durata) per far scendere di qualche punto percentuale i caricamenti previsti dalla compagnia assicurativa.

Rendimento della polizza vita

Depurato da tutte le voci di spesa sopra viste, è il premio netto ad essere investito dall’assicurazione ed è da questa gestione che ne potrà derivare un effettivo guadagno a fine contratto.

Il rendimento del fondo assicurativo rappresenta un incremento lordo del nostro capitale residuo, c’è un altro parametro da considerare prima di capire quanto effettivamente stiano rendendo i nostri risparmi ed è l’aliquota di retrocessione, ovvero la percentuale di tale rendimento che l’assicurazione garantisce all’assicurato (tipicamente compresa fra l’80% e il 90%).

Il capitale, pertanto, subirà una rivalutazione di una percentuale chiamata tasso tecnico ottenuto moltiplicando il rendimento del fondo per l’aliquota di retrocessione.

In conclusione, come tutte le scelte finanziarie che un risparmiatore compie anche quella di sottoscrivere un’assicurazione sulla vita deve essere il più possibile consapevole.

Se da un lato è vero che si deve prestare attenzione a quanto costi in realtà sostenere un piano di accantonamento tramite polizza vita, dall’altro vanno sempre tenuti presenti i vantaggi che questo impegno comporta.

Innanzitutto la garanzia di indennizzo al beneficiario scelto in caso di premorienza e, laddove inclusa nei termini contrattuali, invalidità.

Chi sente su di sé la responsabilità di sostenere economicamente qualcun’altro, potrebbe vivere con una tranquillità maggiore sapendo di aver costruito per i proprio cari questo “paracadute”.
Inoltre, le assicurazioni sulla vita godono di alcuni vantaggi fiscali:

  • la possibilità di portare le cifre versate in detrazione dalla dichiarazione dei redditi con un risparmio sulle tasse pagate;
  • la tassazione agevolata di cui gode questa forma di investimento rappresentando una sorta di previdenza complementare;
  • la sottrazione del capitale liquidato all’asse ereditario;
  • l’impignorabilità e l’insequestrabilità del capitale.

ALBERTO ANGELIA

Sono uno scrittore specializzato nel settore assicurazioni e prestiti e vivo a Roma con la mia famiglia.

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